Il Mulino della Riviera nel passato
Inquadramento territoriale
La cittadina di Dronero, attestata alla base della Valle Maira, conserva ancora l’identità di “capoluogo” dei territori circostanti; la conformazione urbanistica è frutto di una evoluzione storica di più borghi, fortemente segnata dalla presenza del solco del torrente Maira a sud e del bedale di Roccabruna a nord.
L’accesso al centro storico, per chi proviene da Cuneo, avviene attraverso il novecentesco Ponte Nuovo, fortemente voluto da Giolitti per segnare un notevole cambiamento dell’assetto costitutivo ed economico della cittadina. Fino a quel momento, l’accesso al cuore cittadino (ove più sviluppata era ed è tuttora l’attività commerciale) avveniva dall’ardito ponte medioevale detto “del diavolo”, costruito nel 1428 con tre arcate diseguali a tutto sesto, sopra il torrente Maira.
E’ ancora questa la via più suggestiva per accedere alla cittadina, lasciandosi alle spalle la seicentesca chiesa di Santa Brigida, percorrendo via della Riviera, fino a risalire all’Antica platea. Qui e visibile uno dei rari esempi, tra i centri cuneesei, di via porticata per lo più intatta, ove sono riscontrabili a sostegno delle arcate, capitelli gotici scolpiti con motivi vegetali e stemmi dei Saluzzo. Fulcro del percorso, il Duomo, con il bel portale scolpito dai fratelli Zabreri, abili scalpellini originari del vallone di Pagliero, che nel XV secolo produssero numerose opere in tutta la provincia.
Dal centro originario, lo sviluppo di Dronero è avvento in direzione ovest, con densità edilizia decrescente, per poi attestarsi lungo il centrale asse alberato, viale Sarrea, in direzione della Valle.
Il territorio circostante si inerpica ai lati fino a raggiungere le quote più alte dei pascoli di Moschieres, ove numerose e un tempo popolose borgate rappresentavano l’aspetto più montano del tessuto sociale ed economico.
Proprio ai piedi della sponda sud della cittadina, sponda denominata Riviera, di ottima esposizione e storicamente coltivata ad orti, si trova il Mulino della Riviera, attestato lungo il cinquecentesco Canale Comella. Il mulino, raggiungibile ad est dalla Via del Molino, è uno dei più significativi esempi, riscontrabili in zona, di edificio artigianale evolutosi in struttura proto-industriale. Di origine assai antica, e ampliato nell’Ottocento, ha svolto il suo lavoro fino agli anni ’70, quando a fronte di un mutamento dell’assetto economico locale è stato abbandonato.
Cenni storici
L’origine del Mulino della Riviera non è attestata da precise documentazioni, ma può essere fatta risalire al XV secolo. L’epoca infatti è quella delle grandi realizzazioni delle opere di derivazione dell’acqua dal torrente Maira, nell’ambito del territorio marchionale gravitante attorno alla cittadina di Dronero. I canali Comella, Paschero, Marchisa e Presidenta, oltre a convogliare l’acqua verso aree coltivate, alimentavano anche numerose opifici. All’epoca, due mulini per granaglie erano situati in città, sui canali Comella e Paschero, e altri due fuori città, a Tetti e Pratavecchia, sul canale Marchisa.
Uno dei due opifici cittadini è il mulino della Riviera, che fu in epoche successive oggetto di ampliamento, come testimoniato dalle differenti fasi costruttive chiaramente leggibili nella struttura. L’ampliamento principale del manufatto potrebbe essere segnalato dalla scritta di difficile interpretazione e dalla data Lì 22 ag.o MVCCCLIX (22 agosto 1859), incise in un riquadro intonacato, sotto il portico di ingresso.
La storica Giovanna Frosini ha compiuto una attenta ricerca negli archivi storici dei comuni di Dronero e villar S. Costanzo (a questo ultimo Comune appartiene il canale Comella), di cui si riporta qui un resoconto.
Le notizie sono scarse e frammentarie, non possiamo quindi dire a quale momento preciso risalga la sua edificazione. Le prime notizie certe compaiono nel 1809. in quella data viene citato come esistente a proposito della richiesta di Isaia Giuseppe fu Giovanni Antonio, che intende mettere in attività una “pista da olio” lungo il canale Comella “à peu de distance davant le Moulin de la Riviera appartenent à la Casse d’amortissement”. Si era sotto il governo francese che aveva municipalizzato diversi beni, ecclesiastici o di famiglie nobili.
1811: a proposito della “Sostituzione misure antiche nei Molini per mouture” ne risulta proprietario Giovanni Battista Morettino.
Nello “Stato delle proprietà cittadine 1813-40” il Mulino della Riviera viene denunciato dal Morettino come “pervenuto dal Governo” (lo aveva quindi acquistato dal Comune) ed è valutato dal Consiglio dei Ripartitori a 1200 franchi di reddito e paga 1 franco di Registro.
Nel 1811, il 5 di aprile, il Morettino del Mulino da grano della Riviera avendolo acquistato dalla Caisse d’amortissement, aveva chiesto di ampliare l’edificio onde porvi una segheria (scie à bois) e di aggiungere una ruota sul canale.
Il 31 agosto 1813 il Maire Cesare Ponza di S.Martino (il padre di Gustavo ricordato col monumento a Dronero) compila una sorta di questionario del territorio di Dronero e relative risorse: “Memoire pour servir à l’expertise de la Ville de dronero”. Al n.71 fra i “moulins à blè et autre” cita il Mulino della Riviera di G.B. Morettino, dotato di tre macine.
Un ordinato del comune di Villar datato 1819 permette al Morettino di aggiungere una ruota all’edificio del mulino a condizione che non prenda più acqua di quella stbilita, che non restringa l’alveo del canale, che si incarichi della “manutenzione dell’acqua del canale per una fuga do 8 trabucchial di sotto del Mollino”.
Intanto in una nota del 1817 il mulino risultava affittato a tale Millone Giuseppe, discendente da una famiglia di fornai e “panatari” del Settecento.
A questo punto le notizie cessano e si slata al 1908 quando Barbero Giuseppe fu Stefano, mugnaio, proprietario in Dronero, a valle delle vie della Riviera, espone che nel punto di incontro delle vie esiste un “acquedotto” che raccoglie le acque che scorrono da queste vie. Esso ha una sezione di luce troppo piccola e quindi, quando piove molto, l’acqua fuoriesce ed invade le vie che portano al mulino penetrando all’interno del fabbricato. Il Barbero chiede al Comune di provvedere in merito.
Nel 1915 lo stesso chede al Comune lo spostamento di un piastrino o paracarro in pietra posto a pochi metri dall’imboccatura della Via del Molino, a metà circa della via della Riviera (ora Via Caraglio), in quanto esso impedisce il passaggio dei carretti in uso che è di 1,20 m.
Nel 1919 troviamo Barbero Giovanni fu Giuseppe, figlio del precedente proprietario del Mulino della Riviera, mosso da forza idraulica, dotato di tre palmenti, che può produrre in media 10 quintali al giorno.
Nell’anno successivo però Il Barbero risulta proprietario del mulino di vai Caraglio, dotato di quattro palmenti e chiede la riduzione delle tasse stante il fatto che per “scarsità d’acqua il mulino funziona saltuariamente”.
Continuazione
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