09 - FREDO VALLA, scrittore e regista occitano
FREDO VALLA, scrittore e regista occitano
Fredo Valla, La montagna nel cuore
OSTANA – Gli sono restati pochi capelli in testa (forse per i troppi pensieri?), la sua inconfondibile barba a pizzo è ormai brizzolata tendente al bianco, i suoi occhi vispi sorridono…È inconfondibile l’aspetto fisico di Fredo Valla, nativo di Sampeyre, classe 1948, apprezzato scrittore di servizi giornalistici e libri per ragazzi, appassionato studioso della questione occitana, nonchè valido regista (con una grande qualità: l’umiltà). Dal 1985, Fredo Valla vive in alta Valle Po, a Ostana dove – lui dice - «tocchi il Monviso con un dito». L’amore per la montagna, il ritorno alle origini - dopo gli anni trascorsi a Verzuolo - lo ha fatto di nuovo salire sui monti.
«SONO RINATO UN’ALTRA VOLTA»
Incontrare Fredo Valla a Ostana, a dire la verità, non è poi tanto semplice: perchè in realtà, per i suoi molteplici impegni è sempre in giro per il mondo! (anche se l’interessato nega). Conoscendo le sue abitudini omenicali, gli abbiamo teso un’ “imboscata” e siamo andati ad aspettarlo alla Miretta, all’ora di pranzo di qualche domenica fa. La Miretta è una piccola borgata di Sampeyre che si raggiunge solo a piedi, dopo un quarto d’ora di cammino, e che vive grazie a quel personaggio straordinario, uomo di vitalità incredibile e di grande simpatia che è “Minic Valò” (il papà di Fredo).
Fra il chiasso festoso del cagnolino e un boccone “alla buona” preparato da “Minic”, siamo finalmente riusciti – dopo mesi di paziente attesa – a “pizzicare” Fredo Valla.
«Mio padre, da Sampeyre dove vivevamo, avrebbe dovuto emigrare in Venezuela, ma poi – negli anni dello spopolamento – è finito a Verzuolo, a fare il fabbro… - racconta Fredo – Io ho fatto le Medie, poi lo studente-operaio per qualche tempo, quindi mi sono diplomato geometra, poi mi sono iscritto a Geologia e quindi ho incontrato l’Occitanismo».
LA “QUESTIONE OCCITANA”
L’incontro con la “questione occitana” cambia la vita del giovane Fredo: «Sono uscito dal nulla, sono come rinato un’altra volta. Scoprire la mia identità, l’identità dei nostri luoghi, la lingua, ha dato una prospettiva importante alla mia vita: ed ho capito che c’era qualcosa di più importante delle pietre!».
Fredo Valla sottolinea che «anzichè fare il geometra speculatore, sono diventato un convinto occitanista, e mi sono aperto ad altri mestieri che in fondo mi hanno permesso, fino a oggi, di dire che sono contento della vita che sto facendo».
Per qualche anno, ha pure venduto mobili…
«Sì, è vero, ho fatto l’arredatore con mia moglie Anna. Gestivamo insieme il negozio di Verzuolo».
E poi, cosa è successo?
«Le esperienze, nella vita, si esauriscono.
Così come si era esaurita l’esperienza artigianale del ferro battuto, così ho staccato con il “mondo dei mobili”. Io in quegli anni avevo già collaborato, da dilettante, con dei giornali… poi ho conosciuto una persona che mi ha cambiato la vita».
Chi?
«Sergio Bertino, un grande divulgatore, un regista di film di natura negli anni ’50, uno dei collaboratori di Cousteau: dopo averlo incontrato, ho iniziato a lavorare a Ostana, al suo fianco e quando è mancato, nel 1984, ho continuato a lavorare con sua moglie, Andrèe. Insieme abbiamo costituito un sodalizio di lavoro, che va avanti, ormai, da oltre 16 anni».
TANTI LIBRI PER RAGAZZI
Il rapporto fra Valla e Bertino porta alla collaborazione con giornali del gruppo Disney per ragazzi, alla pubblicazione di un ventina di libri per le Case editrici Fabbri, Vallardi, Mondadori, Paoline, ecc. (diversi testi sono stati tradotti all’estero, e c’è pure un’ “edizione-pirata” di un libro che gira in Colombia) su argomenti geografici, na-turalistici e di civiltà.
Libri che parlano di natura e animali, dell’ambiente, delle città scomparse, in un linguaggio piacevole: «I ragazzi sono il pubblico più congeniale al mio tipo di scrittura, però devo dire che non ho scritto solo per ragazzi: ci sono, infatti, collaborazioni mie con diverse riviste (“Airone”, “Gardenia”, “No limits”) su diversi temi, su personaggi, su storie di solidarietà».
Un “pezzo” che ha soddisfatto particolarmente lo scrittore di origini sampeyresi è quello che racconta la storia di un alpinista francese, che ha lanciato un’iniziativa di solidarietà in Nepal, in una zona dove nessuna organizzazione umanitaria va a operare.
«Quando posso – confessa Fredo Valla – io cerco di scrivere queste storie, e uno dei temi che mi appassiona molto è quello della guerra».
300 KM A PIEDI LUNGO IL DON
Una delle più straordinarie imprese di Fredo Valla, è stata quella di percorrere oltre 300 km a piedi lungo il fiume Don, a distanza di 50 anni dalla morte dei nostri soldati…
Fredo Valla sorride: «Sì, era il 1992, 50° anniversario della ritirata di Russia. Con Giorgio Roggero (amico giornalista e scrittore) abbiamo deciso di fare insieme questo viaggio, sulle tracce dei soldati italiani dell’Armir, che erano stati sul fiume Don vivendo l’esperienza tragica della disfatta».
Roggero e Valla si fermano in Unione Sovietica una quarantina di giorni, andando a dormire nei piccoli villaggi contadini, dove ogni sera chiedono di essere ospitati: «Abbiamo ascoltato i loro ricordi di guerra, i ricordi del passaggio dei nostri soldati, storie dure, di passioni, di amicizie, di sentimenti… è stata un’esperienza, per me, nel complesso, molto emozionante».
Il ricordo lasciato dai nostri soldati in terra sovietica è buono: «Prima di partire per la Russia, ho intervistato molti soldati. Molti mi dicevano: “Se sono tornato vivo, è grazie alle donne russe”. Gli italiani, pur sempre degli invasori, hanno lasciato là un ricordo diverso dai tedeschi: meno “feroci”, di sicuro, dei nazisti e poi con sentimenti in qualche modo familiari per i russi».
La grande passione di Valla per la storia, per la Resistenza, il grande interesse per la guerra è stato pure il “filo conduttore” per le sceneggiature di documentari e film…
«Mi sono avvicinato al mondo del cinema seguendo un corso di “Ipotesi-cinema” a Bassano del Grappa, alla Scuola diretta da Ermanno Olmi: ho seguito i corsi, un’opportunità per chi ha qualcosa da raccontare e vuole cimentarsi con il mondo del cinema.
Mi sono trovato a lavorare su alcuni progetti che mi sono piaciuti molto e poi ho realizzato altri filmati. Oggi sono anche fra i fondatori della “Società di produzione Ipotesi cinema” di Milano, che ha già realizzato alcuni film».
IL FILM SULLE VALLI OCCITANE
Un giudizio sul film realizzato con Diego Anghilante sulle valli occitane…
«È un film che ha ottenuto un grandissimo successo: circa 8 mila copie diffuse in videocassetta, nelle diverse edizioni, e una soddisfazione enorme, per Diego e per me: quella di essere riusciti a contribuire a dare un’identità al popolo occitano. Molte persone, che avevano una visione molto localistica, vedendo il nostro film hanno capito che gli occitani sono una Nazione con una grande storia alle spalle: una storia che viene dal tempo dei Catari, dei Trovatori e di cui vale la pena di essere fieri. Molti hanno poi scoperto che l’Occitania è una zona enorme, non è solo la propria borgata. Il film ha contribuito a fare avere una consapevolezza diversa e più aperta della “questione occitana”… di questo, sono molto soddisfatto».
Come mai il mondo occitano è così lacerato da divisioni?
«A me non sembra che sia così. In realtà, si porta appresso alcune malattie infantili, ma deve essere in grado di trovare strumenti e mezzi adeguati ai tempi: noi, in altre parole, dobbiamo essere uomini d’oggi mantenendo la nostra identità occitana. La mia impressione è che ci siano delle “attività di punta” che provocano delle reazioni di opposizione, a livello di localismo o di famiglie, di piccole conventicole che non si rendono conto che la “questione occitana” deve andare avanti, oggi, con altri mezzi: mezzi diversi dall’estremismo localistico e dall’associazionismo “duro e puro”».
Il futuro degli occitani come lo vede?
«Ho l’impressione che l’approvazione della legge, da parte dello Stato, che riconosce le minoranze, pur con i suoi limiti, è un’opportunità storica ed è il risultato di 40 anni di lavoro di tutti noi, anche di chi oggi magari non è d’accordo e rema contro. Questa legge è un bicchiere vuoto: potrà essere riempito di vino buono o di vino cattivo.
Rispetto a 50 anni fa (quando non si sapeva di essere occitani) oggi nelle Valli non solo abbiamo riscoperto con fierezza la nostra identità, riconosciuta anche da una legge italiana, ma ci sono tanti segnali di speranza».
Fredo Valla ha avuto occasione di frequentare le scuole: «Ho trovato dei bambini, più di una volta, che parlano l’occitano quasi con un senso aristocratico! Con l’orgoglio di avere uno strumento in più, di sapere cose che gli altri non sanno: e non è cosa da poco».
Non è un caso che Fredo Valla sia finito a vivere in una bella casa di pietra in Valle Po…
«Per certi versi, è stato un caso: l’incontro con Sergio Bertino. Per il resto, no: perché la pianura piemontese non mi è mai stata molto congeniale, io ho sempre desiderato vivere in alta quota. Sono finito in un paese di 6 abitanti, dove faccio una vita abbastanza isolata e “selvaggia”: io non soffro però la solitudine! A Ostana tocchi il Monviso con il dito, e poi si è molto tranquilli».
Quali le difficoltà, quali le soddisfazioni di oggi?
«Io mi considero una persona fortunata: perchè faccio un lavoro, dei lavori, che per me non sono tali: io non vivo nell’attesa – come molti – delle ferie o della pensione, in realtà nella mia vita faccio le cose che mi piacciono!
Il fatto poi di essere riuscito ad avere una casa mia a Ostana per me è la realizzazione di un vecchio sogno.
I miei interessi mi portano a incontrare parecchie persone, anche nel mondo della scuola: incontri che mi costringono a emigrare in pianura, esperienze molto positive per me».
I “GRIMALDELLI GIUSTI”
È importante raccogliere testimonianze, e in che misura?
«Non c’è nulla, credo, di più emozionante che sentire uomini e donne che raccontano la propria vita: è bellissimo!
Io ho la sensazione di riuscire a trovare dei “grimaldelli giusti” per i quali la gente si racconta in modo non superficiale…».
E le difficoltà?
«Oggi il mondo dell’editoria non va a gonfie vele, ci sono problemi: diciamo – Fredo Valla ride – che sono un indigente di lusso!».
C’è un incontro di questi anni che ricorda in modo particolare?
«Un incontro che mi ha segnato, anche nella mia breve esperienza amministrativa, è quello con Giacomo Lombardo. Giacu è una persona con la quale ho fatto molti sogni, e ancora oggi provo per lui un grande affetto, e abbiamo ancora dei sogni in comune… ».
«LE ALTE VALLI, UNA TRISTE REALTA’»
Il futuro delle Valli?
«Nelle alte Valli, la realtà è triste… paesi spopolati, governati da persone che – magari originari delle Valli – vivono però fuori, che portano nel loro impegno amministrativo uno “spirito da week-end”, o dopolavoristico: al paese, per forza di cose, dedicano spazi limitati della propria vita. Paesi come Ostana, con sei abitanti fissi tutto l’anno, in realtà sono diventati “paesi-fantasma”: paesi che si animano al sabato e la domenica, e qualche settimana d’estate… paesi che vivono il “lungo inverno”, che dura da settembre a maggio.
Io sono però ottimista: l’Occitanismo è una “finestra” per guardare il mondo… credo che un certo ritorno sia possibile… dipenderà molto da noi… oggi abbiamo una classe amministrativa di un livello molto basso, che non è in grado di porsi certi obiettivi… non bastano iniziative lodevoli come il Museo, il tracciare i sentieri, il recuperare le vecchie tradizioni: occorre pensare in grande e l’obiettivo primario dovrebbe essere quello di recuperare la popolazione: obiettivo non facile!
Per il quale bisogna essere utopici e coltivare un legame straordinario con il territorio… bisogna sapere guardare molto avanti… oggi nelle Valli ci sono persone che sanno farlo, ma non nell’ambito amministrativo».
Il sogno di Fredo Valla?
«Fare dei buoni lavori, ho almeno una decina di progetti nel cassetto , sia come regi-sta che come scrittore. Riuscendo a far passare – nelle “griglie” imposte dagli editori – le questioni che ci interessano: e devo dire che, Andrèe e io, ci siamo sempre riusciti. In questo, forse, sta la bravura di un autore!».
Nella vita di Fredo Valla, c’è qualche cruccio?
«Sono abbastanza contento di me – sorride il barbuto Fredo Valla – ho fatto e faccio le cose che desideravo e desidero. L’unico cruccio è quello di avere, forse, trascurato un po’ gli affetti: certi rapporti non li ho coltivati abbastanza».
L’intervista e’ del febbraio del 2000