Continua la pubblicazione di alcune "Storie di vita", raccolte da Alberto Burzio negli ultimi 30 anni.
Questo è il commosso commiato a “LICE DAL MULIN”, scritto il 24 ottobre 1999.
11 - FILIPPO GIORDANO, una greppia come nascondiglio dai tedeschi
FILIPPO GIORDANO
“LICE DAL MULIN”, IL COSTRUTTORE DELLE CASSE PER I PARTIGIANI UCCISI A VALMALA
Domenica 24 ottobre 1999, c’era davvero una marea di gente, nella splendida parrocchiale di Rossana, per dare l’ultimo saluto a un rossanese amato e stimato: Filippo Giordano (più conosciuto come “Felice” e come “Lice dal mulin”), classe 1915, morto a seguito di breve malattia.
Nello scrivere queste righe per ricordare la sua figura, c’è in noi un grande rimpianto: quello di non essere riusciti a passare qualche ora insieme, per farci raccontare la sua vita intensa... lo abbiamo cercato qualche mese fa, ma lui era già malato, e non aveva più voglia di incontrare gente.
Ora riusciamo a parlare di lui, in questa occasione triste, grazie a una serie di testimonianze raccolte fra i familiari più stretti e i tanti amici di Rossana.
Ma chi era Filippo “Felice” Giordano?
Viveva a “Molino della Valle”, una delle prime borgate che si incontra sulla strada per salire a Lemma.
Mugnaio, segantino e pure titolare di un autonoleggio, era conosciuto e rispettato.
Persona mite e gentile, aveva una grande disponibilità verso tutti.
«Correva da tutte le parti, se lo chiamavano – così lo ricordano in famiglia – trascurando anche la propria attività: se c’erano bestie malate, o qualcuno in difficoltà, o situazioni di emergenza, o dissidi da ricomporre, lui c’era, sempre».
«Era una pasta di zucchero»: così lo dipinge Eugenio Bastonero, ex dipendente comunale quando “Lice dal mulin” era amministratore (e anche vicesindaco efficiente dell’ingegner Paolo Albonico). Bastonero, commosso e con gli occhi lucidi, ricorda che «Giordano era una persona generosa, onesta, disinteressata. È stato uno degli animatori della “Stalla sociale”, negli anni ’70; si è attivato per diffondere la coltura dei piccoli frutti in zona; si è battuto per far arrivare le fabbriche in paese, dopo la chiusura della Wild. Un uomo molto attivo, una persona squisita».
LA NAVE AFFONDA
È il 24 dicembre 1944, Felice Giordano è giovane soldato. Partito con la “nave Firenze” da Bari, deve raggiungere Valona. Ma c’è una terribile burrasca, e la nave affonda.
In una videocassetta realizzata una decina d’anni fa da Beppino Cravetto e Albino Cucchietti, “Lice dal mulin” racconta la sua odissea: «Mi sono salvato così, la nave si è piegata e io ho aspettato finchè potevo a buttarmi in mare: non sapevo nuotare, ma avevo il giubbotto.
Una nave ci ha poi recuperati e portato a Bari: abbiamo aspettato per tre giorni l’arrivo delle nuove divise, eravamo praticamente nudi».
Sulla nave, tanti amici della Valle Varaita, e uno di questi – impigliato nelle lamiere – che supplicava di essere ammazzato…
L’ECCIDIO DI VALMALA
È il 6 marzo 1945 quando i tedeschi sorprendono a Valmala un gruppo di partigiani.
Per paura dei tedeschi, i funerali vengono anticipati in fretta e furia: ed è proprio Felice Giordano, aiutato dal fratello, a preparare – di notte e in gran segreto – le casse da morto per custodire le povere salme.
Passano due giorni, Felice si è sposato da poco con Rina (sua compagna di tutta la vita, che l’ha sempre seguito come un’ombra) e in piena notte i due sposini sono svegliati in modo brutale: i tedeschi arrivano con le torce. Grande paura. Ma poi l’interprete spiega che i nazisti vogliono solo essere accompagnati fino a Lemma.
“Lice dal mulin” indossa in fretta e furia un mantello e, sulla neve gelata, accompagna sul sentiero i nazisti («Il più breve» - così vogliono i tedeschi). I soldati germanici imprecano e bestemmiano, scivolano sul ghiaccio, Felice Giordano ha paura.
Arrivati a Lemma, il parroco spiega che i partigiani riposano già al cimitero, dopo una veloce benedizione.
Giordano ha paura quando i tedeschi gli chiedono di scavare nella terra e tirare fuori le bare, quelle bare che ha costruito proprio lui… ma per fortuna, nessuno sa che è lui ad averle preparate.
LA “STAFFETTA” IN BICICLETTA
Un giorno, in casa di Felice e Rina Giordano, a Molino della Valle, arriva una ragazza in bici.
È terrorizzata, chiede un bicchiere d’acqua. Poi racconta al “mulinè” che è stata fermata poco prima a un posto di blocco dei fascisti, spogliata e perquisita. Ma non trovano, sul manubrio della bicicletta, il “messaggio” per i partigiani, fissato con una retina.
«Io non so, né abbiamo mai saputo, chi era quella ragazza – ricorda la moglie Rina – ma ho ben presente la sua faccia terrorizzata».
NELLA GREPPIA DEI MULI
“Lice dal mulin” è esonerato dal servizio militare, perché produce carbone per lo Stato. È uno dei pochi uomini restati a casa in zona durante la guerra, tante volte – con i rastrellamenti in corso – si nasconde dentro al torrente Bruido.
Un giorno va a Cuneo, perché ha perso il foglio di esonero. Deve farsene fare una copia nuova. Sorpresa amara: c’è un rastrellamento in corso, se lo “pizzicano” finisce in un campo di concentramento.
Felice Giordano va al “Cavallo bianco”, il padrone dell’osteria non c’è: la figlia lo nasconde in fretta e furia nella greppia dei muli, tra il fieno. I tedeschi arrivano, ma non lo vedono.
Arriva il padrone dell’osteria (con il quale resterà amico tutta la vita) e fa una tremenda scenata alla figlia: «Se lo scoprivano, ci bruciavano tutto». Felice l’ha scampata bella!
GRANDE AMICO DEI BAMBINI
«Una volta – racconta ridendo il figlio Giorgio – sulla sua auto, ha caricato 17 bambini!
Con i bambini aveva un gran rapporto. Li trattava bene. A Natale metteva l’alberello sull’auto e regalava le caramelle a tutti.
Tanti bambini da lui trasportati, diventati adulti, quando lo incontravano gli facevano le feste e si intrattenevano a parlare volentieri con lui».
Ecco un ritratto, a più voci, di Felice Giordano. Un uomo che lascia tanti bei ricordi in chi l’ha conosciuto, e tanti valori (fra tutti: il non parlare male degli altri e l’onestà) trasmessi ai figli. Ecco perché non deve stupire la folla immensa ai suoi funerali, per dare a “Lice” l’ultimo, commosso saluto.
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