21 - MARGHERITA E MATTEO, Una vita dura nel vallone di Gilba -
L’intervista è del marzo 2011.
MARGHERITA E MATTEO,
Una vita dura nel vallone di Gilba
Da oltre 70 anni sono sposati e in due hanno la bellezza di 187 anni. Margherita Bianco, classe 1917 e Matteo Lantermino, classe 1918, da qualche mese vivono nella rinnovata Casa di riposo di Piasco.
Margherita è nata nella borgata Bianchi e Matteo nella borgata Lantermino, nel vallone di Gilba.
NESSUN GIOCO
Da bambini con cosa giocavate?
“Andavo a pascolare le mucche già da bambino. Nella mia classe eravamo 36 e la borgata Lantermino era piena di gente” spiega Matteo.
Margherita racconta “di non essere andata a scuola. Guardavo i bambini più piccoli. Mio padre si è sposato tre volte e mia mamma è morta quando avevo 7 anni”.
Come si viveva allora?
“Nelle nostre case, si faceva la luce con i lumi a petrolio. L’energia elettrica è arrivata solo negli anni Sessanta ed è stata una grande invenzione! Le strade in alta montagna sono state fatte tardi, allora i più fortunati avevano il mulo o l’asino, gli altri si spostavano a piedi”.
E le veglie?
“Ci trovavamo di sera nelle stalle, si parlava e si raccontavano anche strane storie delle masche. Ma noi alle masche non ci abbiamo mai creduto!”
Dove vi siete conosciuti?
“Margherita era una bella ragazza e mi è piaciuta subito! Ci siamo conosciuti quando avevamo 17 anni
Ci siamo sposati l’8 giugno 1940 a Gilba, abbiamo fatto una piccola festa, con una decina di invitati. Abbiamo tre figli”.
NIENTE VIAGGIO DI NOZZE
Avete fatto il viaggio di nozze?
Una solenne risata dei due anziani: “Sì, nei campi e nei boschi di Gilba! Abbiamo sempre lavorato la terra, senza macchinari. Avevamo sei mucche, coltivavamo le patate, l’orzo e la segala”.
Era faticoso?
“Sì, molto” Abbiamo sudato tanto… tutto il lavoro lo facevamo a mano, con la zappa… Margherita si alzava presto di mattina e andava a raccogliere le violette. Poi passava un signore, si chiamava Savoia, che le portava in Francia, dove facevano i profumi”.
Ve le pagavano bene?
“Eh, bisognava trattare! Savoia ci guadagnava bene e non faticava molto, noi invece sudavamo. Tante volte Margherita è arrivata a casa piangendo per il male alla schiena”.
Quando avete lasciato il vallone di Gilba?
“Era il 1966 e siamo scesi a Levaldigi. Poi a Saluzzo”.
Pensate ancora alla vostra borgata?
Matteo si commuove: “Ah, di notte io sogno ancora Gilba, i prati, i boschi e i funghi…E mi fa male il pensare che lassù oggi non c’è più nessuno. Oggi in tutto il vallone di Gilba vivono 16 persone”.
ASPETTANDO MATTEO
E la guerra?
I ricordi di Matteo Lantermino si sovrappongono: “Sono stato 36 mesi nell’Aeronautica. Ho fatto guerre per cinque anni, sono stato in Grecia, prigioniero dei tedeschi in Germania e sul Don”.
Come ha salvato la pelle?
“Quando ero prigioniero dei tedeschi mi sono salvato perché lavoravo in cucina. Mussolini è venuto nell’isola di Creta e nel vedere i nostri soldati si è messo le mani nei capelli, perché i soldati rubavano tutta la roba e la rivendevano ai greci”.
E la Russia?
“Sul Don, nella neve, faceva un freddo terribile e noi eravamo male equipaggiati. I russi mi hanno anche fatto prigioniero”.
E lei Margherita aspettava Matteo a casa?
“Era da due anni che non avevo più notizie sue e pregavo la Madonna e speravo che tornasse. Non avevo perso la speranza di riabbracciarlo, ma ero molto preoccupata. Eravamo ai Santi, nel 1945. Sono uscita di casa quella sera, c’era una bella luna. E pensavo: “Vedessi Matteo arrivare…”. Rientro nella stalla e lui è arrivato poco dopo! Ci siamo abbracciati e baciati, io l’ho sempre amato e lo amo ancora adesso”.
Chi comanda a casa vostra?
Margherita sorride: “Per andare d’accordo, occorre venirsi incontro. Matteo faceva festa e arrivava ubriaco a casa, e io aspettavo che gli passasse la ciucca!”.
Vi sposereste di nuovo?
“Ah sì, ci siamo voluti e ci vogliamo ancora bene!”
E Margherita conclude: “Io prego la Madonna che la morte non ci separi”.
L’intervista è del marzo 2011